Max7 incontra Luca Serafini

Abbiamo sempre apprezzato il modo con cui parli di Milan e tanto altro. È nata “Milan community” che dà voce a tutti i tifosi. Io una volta l’ho definita “l’Agorà rossonera”.

Come è nata l’idea e quanto sei orgoglioso di aver “donato” questo spazio?

L’idea è nata da Federico Gordini, che è un imprenditore milanese-milanista. Io sono minimal social! Lo ero fino ad un anno e mezzo fa. Lo uso ancora oggi, non sono autoreferenziale, per i link, gli articoli, per i passaggi e qualche foto.

Lui mi ha detto: “tu devi fare il tuo blog, tu devi fare il tuo blog” e lo abbiamo fatto. Allora gli ho detto “per differenziarci nella foresta social che c’è sul Milan oggi, dagli influencer di vent’anni che dicono le parolacce, le bestemmie, e da quello che fanno gli ex calciatori, gli opinionisti, facciamo una cosa cool e per i tifosi”.

Perché, girare e conoscere i club; la passione e i sacrifici e quello che fa la gente; le attività sul territorio sociale, solidale e di cultura che fanno i club, meritano luce. E quindi abbiamo creato questa Milan Community che abbiamo chiamato il talk show dei tifosi. E le dirette, sono l’unico in Italia, a farle con i rappresentanti dei club o i tifosi comuni. A parte il format “il calcio a 90°”, con Diego Abatantuono ed Ugo Conti, che naturalmente hanno deciso loro il titolo.

Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro e dove può ancora crescere e migliorare?

Bella domanda! Può crescere e migliorare. Io pretendo, voglio, chiedo che sia sempre tutto gratuito. Noi abbiamo anche il sito dove c’è la chat, dove c’è il notiziario sportivo di “Sportitalia” sempre aggiornato, i tifosi possono scrivere i loro articoli. C’è la sezione dedicata alle attività, ai club, alla Curva Sud. Quindi per implementarlo ai collaboratori bisognerà che comincino ad arrivare degli sponsor, due lire, etc. Però noi siamo arrivati a 11.800 iscritti in pochi mesi. E quindi penso che nel giro di qualche tempo, con l’aiuto di amici, presidenti, andremo avanti a farlo.

Come è cambiato negli anni raccontare e parlare di Milan ai tifosi?
Pensi sia diventato più complicato?

Beh sì perché è tutto legato all’andamento sportivo della squadra. E quindi è più complicato da quando Berlusconi ha cominciato ad essere un po’ stanco, a defilarsi un po’, ad avere altre cose per la testa. E quindi anche gli ultimi anni del ciclo sono stati sofferti e difficili. Poi ci sono stati questi closing non troppo chiari, col “cinese” che portava la carne per le grigliate e le borse dei soldi. Poi con i fondi… quindi è cambiata la narrazione e la descrizione. Il rammarico più grande è che si era trovato una gran bella quadra con il fondo proprietario, con Maldini e Massara, con Pioli, con equilibrio. Con una squadra che necessitava come ha sempre detto Paolo di uno-due ritocchi all’anno e sarebbe tornato il Milan che conoscevamo. Invece questo cambio di gestione da parte della società ha creato queste ultime due stagioni che sono state un disastro comunicativo e strategico.

Sulla stagione. All’inizio hai mai pensato che potesse andare in questo modo?

No! No, perché io sono ottimista di natura. Sono figlio di Pugliesi e di Romani che quindi vedono la vita sempre con ottimismo. Non capisco perché uno nella vita debba essere pessimista. Se io guardo stasera il cielo a Sassari e dico “però mi sa che domani piove” sono un cretino. Mi godo il sole di questa sera. Quindi l’anno scorso mi godevo la speranza che potesse succedere qualcosa. Dicevo “in fondo Fonseca è uno che in giro qualcosa ha vinto, è una brava persona, il campionato italiano lo conosce”. A posteriori non è stato così. Quella è stata la madre di tutti gli errori perché dopo un ciclo di cinque anni, perché quello di Pioli è stato un ciclo (con due secondi posti, uno scudetto, il ritorno in Europa fisso, la semifinale di Champions) che si era esaurito purtroppo, soprattutto dopo i quarti finali di Europa League con la Roma, che non ho mai perdonato alla squadra. Ci voleva un salto in alto e chiunque avesse avuto un po’ di lungimiranza non poteva che prendere Conte o Allegri, per salire.

Se tu invece, il Milan non aveva preso Fonseca, prendi Lopetegui vuol dire che non hai capito niente. Invece, Lopetegui viene restituito al mittente, arriva Fonseca poi Conceicao. È stato un segnale di sgonfiamento dell’ambiente ai tifosi e soprattutto alla squadra. Quando tu da Pioli passi a Lopetegui e poi a Fonseca si sgonfia ed i risultati gli hai visti.

Il Milan ha fatto delle partite da Milan, perché il potenziale del Milan è nelle cinque partite di quest’anno. Le cinque che ha fatto: a Madrid, i derby e qualcos’altro.

Quindi non mi sbaglio quando, ad inizio stagione, pensavo potesse arrivare tra le prime quattro. Bastava poco?

Bastava poco per giocare per lo scudetto. Bastava poco per contendere lo scudetto al Napoli e all’Inter, non per arrivare quarto. Bastava pochissimo. Bastava un allenatore!

Il Napoli non è una squadra da scudetto. Conte è uno dei pochi allenatori al mondo che fanno veramente la differenza. Lo abbiamo visto anche con l’Italia agli Europei del 2016, aveva una squadra anche più scarsa di quella attuale ma fece un Europeo… perché trasmette alla squadra e ai suoi giocatori quella rabbia, quella fame, quella abnegazione che non tutti riescono a trasmettere. Invece se fai una scelta al risparmio, come è stata fatta, arrivi alla fine della stagione che hai perso più di cento milioni, tra la svalutazione della rosa; la mancata qualificazione agli ottavi di Champions; la mancata qualificazione alla Champions quest’anno; il nono posto. Sei stato un disastro anche economico! Per risparmiare tre milioni ne hai persi cento. E siccome sanno fare bene quella roba lì (i conti), hanno sbagliato anche a fare quella roba lì.

Parliamo di allenatori. Questa frase è bellissima: “Allegri è l’unica soluzione perché il Milan, in questa fase storica, non è in grado di supportare e difendere una figura come Motta, De Zerbi o Italiano. Ci vuole un allenatore autonomo e autorevole”.

Autonomo vuol dire che l’allenatore del Milan con questa protezione societaria assente va allo sbaraglio da solo. Chi c’è che va allo sbaraglio da solo?
Conte o Allegri.

Motta non ci va, De Zerbi non ci va. Questa è gente che ha bisogno… guarda alla Juve, Motta. Ad un certo punto silenziosamente, piano piano, lo hanno mollato.

E invece no! Quando arrivò Sacchi… guarda che il Milan di Berlusconi non ha mai preso un allenatore eclatante.

Sacchi era arrivato a metà classifica in serie B col Parma; Capello faceva il dirigente; Ancelotti era discusso perché, a parte Reggiana e Parma, alla Juve non era andato bene; Allegri nessuno sapeva chi fosse. Però avevano una società che dicevano “l’allenatore è questo qua. È Il nostro uomo!” e quindi lo spingeva fino alla fine.

Capello quando è arrivato è stato il primo al mondo a dire che ci vuole la rosa grande perché qui aumentano gli impegni e le ambizioni. Erano ventisei giocatori nel 1994… però la differenza quale era? Berlusconi prendeva l’elenco dei palloni d’oro e diceva “questo ce l’abbiamo, questo ce l’abbiamo, questo ci manca, questo ce l’abbiamo… prendiamo quello lì”. Papin, Van Basten… era un altro discorso…

…I soldi non sono tutto, lo dimostrano i fatti. Il Psg smonta i poster, prende ventenni che corrono e vince la Champions, finalmente. La decima del Real Madrid l’hanno aspettata per anni perché compravano, compravano e niente.
Moratti ha speso un miliardo e mezzo e aveva vinto una coppa Uefa e senza calciopoli quella gli rimaneva. Ed il Milan ha senso quando tu prendi Bennacer, Krunic, Messias, Saelemakers, Leao, Theo Hernandez… hai fatto una squadra che è arrivata seconda, ha vinto il campionato…

Non vuol dire avere i soldi o spenderli!

Ma idee?

Sì. Conoscenza! Il Milan con Tare ed Allegri questo buco lo hanno colmato. Loro hanno conoscenza. Se riescono a fare, distaccandosi invece da chi conoscenza non ce l’ha, allora potrebbero fare delle buone cose.

È arrivato Tare. Sei contento? Ci voleva molto a capire che serviva una figura del genere?

La risposta è contenuta nella domanda… Certo.

Il direttore sportivo non è quello che fa il mercato!

Il mercato possiamo farlo anche noi. Ne azzecchiamo due, ne sbagliamo quattro. Ne azzecchiamo uno, ne sbagliamo tre.

A vendere devi essere bravo! E qui il Milan non è bravo perché le vendite le fanno secondo i canoni del trading.

Allora, se Theo Hernandez ci è costato “cinquemila lire” e ti offre trenta milioni il Como a gennaio glielo vendi. Perché hai già fatto una plusvalenza enorme. Leao chiedono settanta milioni. No! Leao devi dire come Reijnders è incedibile.

70? È incedibile. 90? È incedibile. 110? Parliamone.

70, va bene grazie, non va bene. De Ketelaere, va bene grazie. Kalulu, va bene grazie… dicono “va bene, grazie” a tutti perché guadagnano un sacco di soldi dai costi iniziali di questi giocatori.

Spero che adesso finalmente con Tare sia: faccio io, vado io a vendere gli altri.

Ti preoccupa un po’ leggere i nomi che potrebbero andare via?

No, non mi preoccupa più! Il Milan non è più forte mediaticamente, non lo era neanche molto prima ma adesso è particolarmente debole. Non c’è comunicazione! Quindi sono cinque anni che il Milan appena finisce il campionato vende tutti. C’è una bancarella aperta.

Quest’anno purtroppo è un momento dove alcune partenze potrebbero anche esserci. Mi preoccupano più quelli che arrivano che quelli che se ne vanno.
Quelli che se ne vanno ormai, che fai…

Per concludere. Cosa ti aspetti da questa stagione e, per salutarci, quale messaggio vorresti mandare a tutti i tifosi rossoneri?

Per questa stagione non lo so perché devi aspettare di vedere che squadra faranno… il messaggio a tutti i tifosi è che rimangono l’unica componente da scudetto e da Champions del Milan. Sempre e comunque!

Massimiliano (Max7)

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